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Trovare il giusto abbinamento vino-cibo è il punto di arrivo della degustazione di uno e dell’altro, e per fare ciò è necessaria un’indagine preliminare approfondita delle sensazioni legate a questi due elementi.  Volendo analizzare in primo luogo il cibo, è possibile descriverne delle impressioni il cui spettro prende in considerazione:  la dolcezza (derivante dagli zuccheri, nei dolci e nei dessert), la tendenza dolce e la morbidezza che si ritrova abbinata ai carboidrati (nei farinacei pane, pasta) alle proteine (carne, legumi) ai grassi nei salumi;  la sapidità (ad esempio nei formaggi stagionati e in molti salumi);   la speziatura e la piccantezza (insite nei cibi ma anche dovute alla cottura e all’aggiunta delle stesse spezie durante o dopo la cottura);  la tendenza acidula (in alcune verdure e ortaggi e nelle salse);  la tendenza amara (nelle verdure ma anche nelle carni, soprattutto selvaggina);  la succulenza (ossia la presenza di abbondanti liquidi all’interno del cibo, come nelle carni al sangue); la grassezza e l’untuosità (nei formaggi, nei salumi, in molte carni).  Descrivendo il vino, invece, a livello gustativo le sensazioni più importanti sono:  la sapidità e la freschezza o acidità (come nei vini bianchi giovani);  la dolcezza;  l’alcolicità e la sensazione pseudocalorica che ne deriva;   il tannino nei vini rossi;  la struttura ed in generale il corpo del vino;  la maggiore o minore morbidezza conferita dai polialcoli, dai minerali e dalle altre sostanze disciolte nel vino.  In base alle caratteristiche dell’uno e dell’altro elemento, è possibile quindi trovare criteri di abbinamento fondamentali come ad esempio l’unione dei dessert con i vini dolci, o l’accompagnamento del pesce con i bianchi e della carne con i rossi.  Crediamo fortemente nella teoria degli abbinamenti e di come questa possa esaltare al massimo ogni sapore scelto, ecco perché da mercoledì a venerdì a pranzo proponiamo il nostro menù freedom: 3 vini abbinati a 3 portate. per una degustazione unica e originale. 

Il pesce di lago è stato a lungo considerato inferiore rispetto a quello di mare, più privilegiato dal mercato e dalla ristorazione, ma soprattutto dalle abitudini alimentari degli italiani. Dopo decenni di oblio, però, è in corso una rivalutazione per il suo valore nutrizionale e gastronomico, ma anche per la riscoperta di tradizioni culinarie che lo legano a diverse realtà locali del nostro Paese. Ma quali sono le caratteristiche e i pregi del pesce d’acqua dolce? Pur non avendo la varietà di quello di mare, anche il pesce d’acqua dolce offre molte possibilità in cucina. Il suo gusto tendenzialmente più delicato e meno sapido si presta per realizzare piatti gourmet con abbinamenti raffinati. Sono molti i pesci di lago che possono far parte della dieta settimanale, perché poveri di grassi e ricchi dal punto di vista nutrizionale. Il pesce di lago è più facile da digerire rispetto al pesce marino ma ha le stesse proprietà nutritive. È ricco di omega 3, vitamine, sali minerali e proteine ricche di aminoacidi essenziali. Povero di grassi “cattivi” e di colesterolo, è un buon alimento per chi segue una dieta ipocalorica, anche per la sua qualità saziante. È quindi un buon alleato per la salute cardiovascolare. È anche una buona fonte di vitamine, come la vitamina E, dalle proprietà antiossidanti, la vitamina D, che aiuta la salute delle ossa, e la vitamina A, importante per la vista. Inoltre, rispetto al pesce di mare poi non contiene iodio. Hai già provato le nostre creazioni con il pesce di lago? Ti aspettiamo per scoprirle tutte.

Negli ultimi anni la cucina ha fatto passi da gigante. Mangiare non rappresenta più una semplice necessità come era una volta. Infatti oggi si mangia di gusto e per il piacere degli occhi, dell'olfatto e naturalmente del palato. Oggi nei migliori ristoranti si tende, infatti, ad optare sempre più spesso per un menù di degustazione, più variegato, sfizioso e leggero. Scegliendo il menu degustazione il cliente decide di affidarsi pienamente alla mano dello Chef e di lasciarsi guidare in un percorso costruito a regola d’arte. Ecco perché è fondamentale strutturare il menù degustazione come una sequenza equilibrata di piatti, il cui ordine deve essere ragionato in modo che ogni portata esalti il proprio sapore e prepari il palato al piatto seguente. Ci sono alcune “regole” da tenere in considerazione quando si prepara un menù degustazione, come ad esempio il fatto che nello stesso menu non vanno presentati due volte gli stessi ingredienti (con poche eccezioni, come i funghi e i tartufi) o gli stessi metodi di cottura; gli antipasti freddi devono sempre precedere i caldi; in caso di doppio secondo, il pesce deve anticipare la carne; infine, i sapori di ogni piatto devono procedere in ordine crescente, per guidare il gusto in una escalation di sapidità. Nel nostro ristorante proponiamo due formule di menù degustazione, da quattro o da sei portate. Se vuoi intraprendere questo viaggio tra i sapori di una cucina kaiseki italiana, ti aspettiamo!